Gentilissimi Soci,
di seguito un articolo molto interessante sugli aspetti evolutivi del mondo dei Confidi.
fonte : www.repubblica.it
a cura di : Stefania Aoi
Il credit crunch arriva ai Confidi e i consorzi cambiano strategie
Una ricerca del Comitato Torino Finanza ha rilevato che le sofferenze nel 2014 sono cresciute di oltre il 40% e l'erogato del 6%. Nel 2014 è andata un po' meglio ma il settore deve adottare contromisure. Un sondaggio lamenta poca comunicazione di informazioni da parte delle banche
La stretta al credito per le piccole e medie imprese si fa sempre più forte. E anche quei consorzi, formati da imprese, e nati per fare da garanti alle stesse aziende, aiutandole a ottenere un prestito dalle banche, hanno dovuto ridurre le garanzie erogate. Solo nel 2013 per il terzo anno consecutivo queste sono calate del 6%. Anche in virtù del giro di vite sui prestiti da parte delle banche. E per via del deterioramento dei crediti dei Confidi del 44% tra 2012 e 2013. Un fenomeno in lieve peggioramento, anche nel 2014" afferma il presidente di Federconfidi, Pietro Mulatero. Così i consorzi adesso stanno molto più attenti rispetto al passato, selezionando chi sostenere. Anche perché su di loro si rifanno in caso di insolvenza dell'impresa, gli istituti di credito.
È questo il quadro a tinte fosche, tracciato dall'ultima ricerca "I confidi in Italia", giunta alla quinta edizione e presentata solo la settimana scorsa dal Comitato Torino Finanza, da ESCP Europe e dal Dipartimento di Management dell'Università di Torino. Dallo studio è emerso che quella dei Confidi è un po' una strada obbligata. Col crescere delle insolvenze anche la loro salute è minacciata. L'indice di solvibilità dei consorzi vigilati da Banca d'Italia (i cosiddetti 107) in molti casi si è avvicinato al minimo previsto dalla normativa dell'istituto di via Nazionale (6%). Nel frattempo però è in atto una vera riorganizzazione dei Confidi, costretti a rafforzarsi attraverso fusioni e acquisizioni per rimanere competitivi. Anche in seguito a queste operazioni, oltre che ad alcune chiusure, si è avuta una riduzione del numero dei consorzi garanzia fidi: 106 su oltre 500 sono spariti nel 2013. Il rischio insolvenza si è fatto sempre più elevato. E a dimostrarlo sono stati proprio quei dati sui crediti deteriorati, tra il 2012 e il 2013, cresciuti in media del 45% lordo e del 44% netto.
La colpa non è solo della crisi, ma anche dei Confidi. In molti casi forse non hanno selezionato con attenzione le imprese a cui fare da garanti. "Eppure, il ruolo dei consorzi garanzia resta importante: per molte società sono la chiave fondamentale per l'accesso al credito che diversamente sarebbe negato", spiega Vladimiro Rambaldi, presidente Torino Finanza. L'organo della Camera di commercio - che si occupa di promuovere una nuova cultura finanziaria d'impresa - ha censito le aziende italiane: circa un terzo oggi hanno ottenuto un prestito grazie all'intermediazione di uno dei 404 confidi operanti nel Bel Paese.
Un'opera supportata anche da finanziamenti pubblici di cui i Confidi (promossi da Camere di Commercio e Unioni industriali) hanno beneficiato. Anche grazie a queste risorse i 54 consorzi vigilati dalla Banca d'Italia e i 350 non vigilati perché con patrimonio inferiore ai 75 milioni di euro(i cosiddetti 106), riescono ad operare anche nel Meridione: anzi, al sud si trovano la metà dei confidi attivi (45%). Oltre un terzo (il 34%) sta al Nord. Solo il 21% si trova al Centro. Ed è proprio a Nord-Est, che la contrazione del credito ottenuto con confido si è sentita più che altrove (-9,31%). Piange anche il Nord-Ovest (-7,31%) e il Centro (-6,93%). La flessione colpisce soprattutto i Confidi 107 (quelli per le imprese maggiori) che hanno avuto un portafoglio di 19,7 miliardi di euro, di cui la parte più grossa, 7,7 miliardi è quella dei confidi del Nord-Ovest.
A rendere tutto più complicato, c'è il rapporto con le banche. Non sempre idilliaco. I Confidi lamentano difficoltà nello scambio di informazioni con gli istituti di credito. Poi la debolezza non ha aiutato in questi anni. Ma ora è in corso un processo di rafforzamento dei consorzi: in questi 10 anni, dal 2003 al 2013, molti hanno deciso di unirsi. Un fenomeno che non si è concluso, ma che proseguirà, perché necessario a far fronte a uno scenario economico sempre più competitivo.